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- Pietro Metastasio - Olimpiade (1733) [Pdf Ita] [TNTvillage] -


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Pietro Metastasio - Olimpiade (1733) [Pdf Ita] [TNTvillage]

PIETRO METASTASIO


L'OLIMPIADE













Pietro Metastasio, pseudonimo di Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (Roma, 3 gennaio 1698 – Vienna, 12 aprile 1782), è stato un poeta, librettista, drammaturgo e sacerdote italiano. È considerato il riformatore del melodramma italiano.

Pietro Trapassi (grecizzato in Metastasio) nacque a Roma nel 1698 da una modesta famiglia borghese.

Il suo precoce talento poetico fu notato dal Gravina che lo istruì nelle materie classiche, istruzione in seguito arricchita dagli studi filosofici intrapresi sotto la guida del cartesiano Gregorio Caloprese.

Nel 1715, dietro consiglio del Gravina (che morirà nel 1718 nominandolo erede), cominciò a studiare legge e prese gli ordini minori, abbandonando la poesia.

Nel 1718 fu a Napoli per praticare la professione di avvocato; qui riprese a scrivere versi e melodrammi e qui conobbe la cantante Marianna Bulgarelli, detta la Romanina, la quale, negli anni seguenti, si dedicò completamente a lui.

Nel 1730 fu chiamato a Vienna come successore di Apostolo Zeno e ben presto alla Romanina si sostituì, quale sua protettrice, l'imperatrice Maria Teresa d'Austria, la cui morte, avvenuta nel 1780, gettò nel completo sconforto l'anziano poeta. I suoi ultimi anni furono molto malinconici: nonostante gli entusiasti tributi di cui era continuo oggetto (anche da parte della corte) e nonostante l'amicizia degli artisti da cui era circondato, Metastasio si lamentava di avere ormai perso la sua vena poetica.

Si spense a Vienna nel 1782.

Dotato di un temperamento pacato che lo portò a preferire l'ideale di una vita decorosamente vissuta a quello delle gesta eroiche, Metastasio fu il miglior poeta dell'Arcadia e, insieme a Zeno, uno dei maggiori riformatori del melodramma.





Nacquero a Clistene, re di Sicione, due figliuoli gemelli, Filinto ed Aristea: ma, avvertito dall'oracolo di Delfo del pericolo ch'ei correrebbe d'esser ucciso dal proprio figlio, per consiglio del medesimo oracolo fece esporre il primo e conservò la seconda. Cresciuta questa in età ed in bellezza, fu amata da Megacle, nobile e valoroso giovane ateniese, più volte vincitore ne' giuochi olimpici. Questi, non potendo ottenerla dal padre, a cui era odioso il nome ateniese, va disperato in Creta. Quivi assalito, e quasi oppresso da masnadieri, è conservato in vita da Licida creduto figlio del re dell'isola; onde contrae tenera e indissolubile amistà col suo liberatore. Avea Licida lungamente amata Argene, nobil dama cretense, e promessale occultamente fede di sposo. Ma, scoperto il suo amore, il re, risoluto di non permettere queste nozze ineguali, perseguitò di tal sorte la sventurata Argene, che si vide costretta ad abbandonar la patria e fuggirsene sconosciuta nelle campagne d'Elide, dove sotto nome di Licori ed in abito di pastorella visse nascosta a' risentimenti de' suoi congiunti ed alle violenze del suo sovrano. Rimase Licida inconsolabile per la fuga della sua Argene; e dopo qualche tempo, per distrarsi dalla mestizia, risolse di portarsi in Elide e trovarsi presente alla solennità de' giuochi olimpici, ch'ivi, col concorso di tutta la Grecia, dopo ogni quarto anno si ripetevano. Andovvi lasciando Megacle in Creta, e trovò che il re Clistene, eletto a presiedere a' giuochi suddetti, e perciò condottosi da Sicione in Elide, proponeva la propria figlia Aristea in premio al vincitore. La vide Licida, l'ammirò, ed, obbliate le sventure de' suoi primi amori, ardentemente se n'invaghì; ma disperando di poter conquistarla, per non esser egli punto addestrato agli atletici esercizi, di cui dovea farsi pruova ne' detti giuochi, immaginò come supplire con l'artifizio al difetto dell'esperienza. Gli sovvenne che l'amico era stato più volte vincitore in somiglianti contese; e (nulla sapendo degli antichi amori di Megacle con Aristea) risolse di valersi di lui, facendolo combattere sotto il finto nome di Licida. Venne dunque anche Megacle in Elide alle violenti istanze dell'amico; ma fu così tardo il suo arrivo, che già l'impaziente Licida ne disperava. Da questo punto prende il suo principio la rappresentazione del presente drammatico componimento. Il termine o sia la principale azione di esso è il ritrovamento di quel Filinto, per le minacce degli oracoli fatto esporre bambino dal proprio padre Clistene; ed a questo termine insensibilmente conducono le amorose smanie di Aristea, l'eroica amicizia di Megacle, l'incostanza ed i furori di Licida e la generosa pietà della fedelissima Argene.






Autore: Pietro Metastasio
Titolo: L'Olimpiade
Curatore: Mario Fubini
Anno: 1733
Lingua: Italiano
Genere: opera
Numero di pagine: 44
Dimensione del file: 205 KB (201.454 byte)
Formato del file: Pdf

NOTE:
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Marina De Stasio
REVISIONE:
Marina De Stasio
PUBBLICATO DA:
Marco Calvo
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/libri/licenze/index.htm
TRATTO DA:
Pietro Metastasio. Opere.
A cura di Mario Fubini.
Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli, 1968.


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