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- La Storia Siamo Noi - Renato Vallanzasca [DTTrip - avi - Ita] Documentario TNT Village -


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RENATO VALLANZASCA

La storia siamo noi



http://www.youtube.com/watch?v=65Q3zl3GvAs&feature=player_embedded

:::-Scheda tecnica del filmato-:::

Titolo: Renato Vallanzasca
Serie Tv: La Storia Siamo Noi
Emittente: RaiStoria
Trasmesso: 01/02/11                  
Genere: Documentario storico
Conduttore: Giovanni Minoli
Audio: Italiano
Sottotitoli: n.d.


:::-Renato Vallanzasca-:::

Il 20 settembre 2007 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha respinto la domanda di grazia presentata da Renato Vallanzasca, dopo il parere negativo espresso anche dal guardasigilli Mastella. La richiesta del cosiddetto boss della Comasina era già stata rifiutata due anni prima dal presidente Ciampi.

Vallanzasca per la legge è un criminale senza scrupoli. I media hanno trasformato "il caso Vallanzasca" in un clamoroso fatto di cronaca, condito di leggende e di aneddoti romantici. "La stampa ha fatto di Vallanzasca il bandito d'Italia e, con tutto il rispetto per la stampa, ha commesso un errore, perché ha aumentato l'esaltazione di una persona che era già esaltata per natura"; così dice Achille Serra, prefetto di Roma  e già dirigente della sezione sequestri e rapine di Milano tra il 1972 e il 1983. Ma per molte donne, il “bel René” è un uomo fascinoso e intrigante. In carcere il bandito riceve, negli anni "caldi", centinaia di lettere di ammiratrici. Con una di queste, Giuliana Brusa, Vallanzasca si sposerà, il 14 luglio 1979, nel carcere romano di Rebibbia.

Renato Vallanzasca nasce nel 1950 a Milano da Osvaldo Pistoia e Marie Vallanzasca. Prende il nome della madre perché il padre è già sposato con un'altra donna, Rosa Pescatori. Ed è proprio con "zia Rosa", nel quartiere del Giambellino, che cresce Renato, vedendo la madre solo nel fine settimana. La sua prima volta al carecere minorile "Cesare Beccaria", di cui poi diventerà un frequentatore abituale, è dovuta alla liberazione di animali feroci dalle gabbie di un circo che aveva piantato i tendoni vicino a casa sua. Dopo anni di gavetta da ladruncolo di quartiere, il primo arresto da professionista avviene nel '72. In carcere impara che ogni uomo ha un prezzo: per 3 milioni di lire corrompe un piantone; è il luglio del 1976, la data della sua prima evazione. La sua fuga è coperta da altri loschi personaggi, tutti appartenenti alla cosiddetta “banda della Comasina” con cui nel ’76 mette a ferro e fuoco Milano. I suoi amici si chiamano Angela Corradi, Vito Pesce, Mario Carluccio, Rossano Cochis, Antonio Colia. Per loro Vallanzasca conia soprannomi particolari: “la suora laica”, “il drago”, “l’uomo mitra”, "l'uomo macchina".

La banda lascia dietro di sé una  scia di morte.  Il 23 ottobre del 1976, a Montecatini, viene ucciso l’appuntato Bruno Lucchesi. Il 30 ottobre dello stesso anno, nel tentativo di rubargli l’auto, la banda uccide il passante Umberto Premoli. Il 13 novembre ad Andria è la volta dell’impiegato di banca Emanuele di Ceglie. Il 16 novembre a Piazza Vetra a Milano uccidono il brigadiere Giovanni Ripani, uno degli uomini migliori della volante di Milano. Il 7 febbraio del 1977 al casello di Dalmine vengono uccisi con fredda determinazione due agenti della stradale: Renato Barborini e Luigi d’Andrea. Passano poi ai sequestri, decisamente più redditizi delle rapine. Tra le vittime anche la sedicenne Emanuela Trapani. I giornali, poi smentiti dallo stesso rapitore, raccontano di una love story tra il sequestratore e la sua vittima. Del resto sul fascino irresistibile del bel René la stampa si sbizzarrisce, di certo aiutata anche dalle circostanze, come avverrà più tardi nel caso dell'avvocatessa del criminale che diventa addirittura complice di una delle sue tante fughe dal carcere.

Vallanzasca viene arrestato a Roma il 15 febbraio 1977. L'arresto non serve a redimerlo. L’anno dopo tenta di nuovo di evadere da San Vittore, usando armi che si è procurato nello stesso penitenziario. Trasferito nel supercarcere di Novara, Vallanzasca uccide un recluso, il ventenne Massimo Loi, considerato un traditore, infierendo sul suo corpo fino a decapitarlo. Evade di nuovo ma la fuga dura poco: solo 40 giorni. Nel 2000, dal carcere di Voghera, concede un’intervista televisiva a Pippo Baudo nell'ambito dell trasmissione "Novecento", in cui racconta di come immagina il suo futuro e dice che per lui è arrivato il momento di ritirarsi: “La malavita non è più quella che conoscevo io. Sono fuori dal mondo”.

A suo carico sono passati in giudizio quattro ergastoli, ai quali vanno aggiunti altri 260 anni di carcere. Una pena degna di un curriculum criminale impressionante: sette omicidi, tre sequestri e almeno 70 rapine, compiute nell'arco di circa 200 giorni, quelli intercorsi tra la sua prima evasione da adulto, il 25 luglio 1976, e la sua cattura, il 15 febbraio 1977.

Dei suoi cinquantotto anni il “Bel René” ne ha trascorsi la maggior parte in carcere, quasi quaranta, una trentina dei quali trascorsi in regime di carcere duro, venti in isolamento. In Italia è uno degli uomini che ha scontato la pena più lunga. Eppure, quello che si ricorda di lui, oltre alla nomea di bandito spietato, è quella di re delle evasioni (almeno sei o sette possibili, cinque tentate, due riuscite). Nel 2005 Vallanzasca scrive a Ciampi chiedendo la grazia. Ottiene solo un permesso di tre ore per andare a trovare la madre malata nella casa della sua infanzia.

Secondo Camillo Rosica, il suo avvocato ormai da sempre, “Renato ha fatto di tutto per rovinarsi la vita, intorcinandosi in un’esistenza che altrimenti sarebbe stata di successo. E’ un uomo intelligentissimo calato in una parte in larga misura cucita da altri e cresciuto nella leggenda di cui lui stesso si è nutrito. Di sé amava dire, ormai tanto tempo fa: ‘Sono nato bandito, e questo so fare’. Ma se avesse deciso di essere manager o ingegnere, giornalista o avvocato sono certo che sarebbe stato un uomo di successo, di un successo tutt’altro che deleterio rispetto a quello che l’ha marchiato purtroppo fino ad oggi”.

Nel luglio del 2006 la madre Marie ha scritto al Presidente Napolitano e al Ministro di Giustizia Mastella chiedendo la grazia per il figlio: 'Sto morendo, fatemi vedere Renato libero...Ho scritto al presidente della Repubblica e al ministro di Grazia e Giustizia per sapere se mio figlio può avere un domani. Ho quasi novant’anni, il fisico è debole e sempre più stanco, ma la mente è ancora attenta. E allora dico: se debbo morire dannata morirò dannata, ma prima di andarmene per sempre vorrei conoscere il futuro di Renato. Posso sperare o debbo rassegnarmi? Chiedo una risposta, perché ormai questo lungo silenzio è insopportabile'.  

Il 5 maggio 2008, con rito civile, Vallanzasca, tutt'ora rinchiuso nel carcere di Opera a Milano, ha sposato l’amica d’infanzia Antonella D'Agostino. I due avevano scritto a quattro mani, nel 2007, "Lettera a Renato", un libro sulla loro storia d'amore.

:::-Screenshot-:::




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*Note: Filmato compatibile con i lettori da tavolo
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