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Descrizione
Voci dalla Shoah [Pdf - Ita] [TNTvillage]



Centro Culturale L'AREOPAGO

Rassegna libraria

VOCI DALLA SHOAH








La mostra Voci dalla Shoah nell'atrio della Pontificia Università Gregoriana
in Roma durante l'esposizione del 22-25 settembre 1997,
in occasione del Simposio Internazionale di Studi dal titolo
"Il bene e il male dopo Auschwitz. Implicazioni etico-teologiche per l'oggi"





Titolo: Voci dalla Shoah
Autore: Centro Culturale L'Areopago
Lingua: Italiano
Pagine: 209
Formato: Pdf
Dimensione: 1,2 MB su disco (1.232.747 byte)






Presenta circa 130 volumi di memorie scritte o fotografiche sull'Olocausto. È il catalogo curato per l'esposizione libraria che porta appunto il nome "Voci dalla Shoah". È seguito da una Postfazione che "in forma di pensieri sparsi" propone alcune riflessioni conclusive. È possibile accedere ai singoli testi sia attraverso l'indice alfabetico di essi contenuto in Testi del catalogo, sia attraverso i link ai singoli capitoli che sono tematici.


Indice:

Prefazione
Capitolo 1 - Studi Generali
Capitolo 2 - L'Eliminazione dei Disabili e dei Malati di Mente
Capitolo 3 - I Ghetti Polacchi
Capitolo 4 - Lo sterminio in Atto. Le Fucilazioni sul Fronte Russo
Capitolo 5 - Treblinka e i Campi di Sterminio
Capitolo 6 - Auschwitz
Capitolo 7 - Gli Altri Campi di Concentramento
Capitolo 8 - L'Italia e gli Italiani
Capitolo 9 - Diari
Capitolo 10 - Le Reazioni
Capitolo 11 - I Processi
Capitolo 12 - Testimonianze Cinematografiche
Postfazione

Appendici:

Breve Cronologia
Testi del Catalogo




Prefazione

Hanno rischiato la vita per sotterrare i loro manoscritti vicino ai crematori di Auschwitz. Hanno nascosto un intero archivio storico nel ghetto di Varsavia, prima della rivolta del ghetto, perché giungesse fino a noi.
Il Diario di Anna Frank, abbandonato per terra ad Amsterdam, è giunto fortunosamente fino a noi, passato inosservato sotto gli occhi dei nazisti.
Gli ebrei del Sonderkommando di Treblinka hanno accettato di morire, nella rivolta del campo della morte, perché qualcuno di loro potesse sopravvivere e raccontare.
Molti dei sopravvissuti allo sterminio hanno sentito il dovere di superare il dolore del ricordo per raccontare la loro storia e, con essa, quella di milioni di altri che non sono sopravvissuti. Così hanno fatto Primo Levi, Jean Améry ed Elie Wiesel, scampati al campo di Auschwitz 3, Buna Monowitz.

La rassegna libraria Voci dalla Shoah vuole obbedire al loro comando: non dimenticate, ricordateci.
Vuole essere memoria di chi ha sofferto. Vuole onorare chi nel morire ha cercato di conservare umanità, di aiutare, di opporre resistenza, di testimoniare speranza, e chi non vi è riuscito.
È vergogna per chi ha colpito.
È interrogativo per chi è restato nella propria casa a guardare, senza voler guardare in faccia ciò che aveva intuito.
Tramite gli scritti raccolti la memoria, la vergogna e l'interrogativo giungono fino a noi.

La mostra, nata nel Centro culturale Due Pini , arricchita nel Centro culturale L'Areopago, ulteriormente ampliata dal Centro culturale Gli scritti, espone libri di memorie sull'Olocausto, accompagnati da un percorso espositivo. Vengono insieme presentate le mappe del ghetto di Varsavia e di Cracovia e dei 3 campi di Auschwitz, insieme a volumi fotografici che raccolgono le immagini degli anni dello sterminio relative alla vita dei ghetti e dei Lager.

La mostra è stata presentata per la prima volta nell'Auditorium Due Pini, in occasione del ciclo cinematografico “Nazismo: una follia inevitabile?”, tenutosi dal 10 al 31 marzo 1995. La conferenza di inaugurazione vide la relazione del prof. Vittorio Emanuele Giuntella, reduce dai campi e professore di Storia moderna presso l'Università di Roma La Sapienza.

È stata successivamente esposta, in occasione della Giornata del dialogo ebraico-cristiano 1996, nei locali dell'Istituto dell'Assunzione, dal 17 al 25 gennaio 1996. In tale occasione venne inaugurata alla presenza dell’allora rabbino capo di Roma Rav Prof. Elio Toaff , di S.Ecc. Mons. Clemente Riva, che era vescovo ausiliare di Roma e presidente della Commissione diocesana per i rapporti con l'ebraismo, e di Piero Terracina, reduce dal campo di Auschwitz. Durante l'esposizione, aperta alle scuole medie superiori romane, intervennero Luigi Sagi, reduce da Auschwitz, ed Ercole Maranzana, reduce da Flossenburg e da Dachau, allora presidente della sezione romana dell'ANED (Associazione Nazionale Ex-Deportati).

In occasione del convegno annuale “Giovani verso Assisi ”, organizzato dai francescani conventuali di Assisi e dedicato quell'anno alla figura di Massimiliano Kolbe, la mostra fu esposta nei locali annessi alla Basilica di S.Francesco in Assisi, nel novembre 1996 e subito dopo è stata allestita nei locali della libreria Coletti a S.Pietro.

Nel corso del convegno internazionale Bene e maledopo Auschwitz, che si è tenuto dal 22 al 25 settembre 1997 presso la Pontificia Università Gregoriana, la mostra è stata esposta in collaborazione con la Commissione per l'ecumenismo e il dialogo della Diocesi di Roma .

Un nuovo allestimento è stato realizzato per l'esposizione avvenuta a cura del Centro Culturale L'Areopago, presso la parrocchia di S.Melania, dal 18 gennaio al 3 febbraio 2001, in occasione della Prima Giornata della Memoria in Italia. In questa occasione la mostra fu inaugurata il 18 gennaio 2001, con una conferenza di Shlomo Venezia, ex-deportato di Auschwitz e visitata, nei giorni successivi, dagli alunni delle scuole delle zone AXA, Casalpalocco, Acilia, Infernetto.

Il presente catalogo disponibile on-line è l'ultimo aggiornamento della mostra, ad opera del Centro culturale Gli scritti, presso il quale sono oggi depositati tutti i materiali della mostra. Per ogni informazione è possibile contattare i curatori utilizzando l’indirizzo di posta elettronica [email protected]

Un ringraziamento particolare va a Paola Alcaro, Simone Bellarelli, Giulia Balzerani, Silvia Cascino, Domitilla Coltellacci, Silvia Dalmastri, Cesare Decanini, Filippo Degni, Andrea Dieni, Jeffrey Do Rosario, Chiara Fasanelli, Simone Felli, Nicola Filippi, Stefano Lonardo, Chiara Mancusi, Francesca Maruffi, Paolo Molajoni, Angelo Mottola, Francesca Palazzolo, Fiorella Papi, Valeria Sansoni, Andrea Mascetti e Marina Servo per aver curato la trascrizione dei testi della mostra in lunghe ore di lavoro. Senza di loro questa mostra non esisterebbe.
Giovanni Lonardo e Pier Luigi Quatrini sono stati, invece, autori delle schede su Primo Levi e su Emmanuel Lévinas.

Il Centro culturale Gli scritti (30/3/200






Il Centro Culturale L'Areopago

Perché fondare un Centro Culturale?


Non siamo più abituati a pensare. Non siamo aiutati a "gustare interiormente" le cose. Se molte sono esteriormente e in apparenza le esperienze che le giovani generazioni vivono (pensiamo solo ai viaggi, alla possibilità di visitare posti, persone e culture, in una sola estate più numerosi di quanto una persona di altre generazioni poteva incontrare nell’arco di tutta una vita, per non pensare ai viaggi virtuali), esse sembrano, però, non interiorizzate, non approfondite. C’è chi ha visitato già tutti i continenti, all’età di diciotto anni, ma continua ad avere una incapacità di orientarsi e di essere protagonista in un mondo più grande del giardino della sua casa.

Una comunità cristiana ha certamente il compito di animare la carità di tutti, di ricordare le povertà materiali e sociali della nostra città e del nostro mondo. Esiste, però, anche una carità intellettuale, un’attenzione amorevole alla vita culturale del nostro tempo ed alla sua difficoltà di orientarsi.

Il nostro Centro Culturale si propone a voi come il luogo e il segno di questa attenzione. Vorremmo fosse un luogo in cui approfondire il dialogo fra la fede e la cultura, un luogo in cui approfondire i motivi della nostra fede, un luogo in cui crescere nella passione verso ciò che l’uomo produce nelle varie arti, un luogo in cui riflettere sulle professioni, sulla politica e sul bene comune. Scriveva, poco prima di morire, d.Giuseppe Dossetti, uno dei padri della Costituzione Italiana, divenuto poi monaco, che l’attuale notte della cristianità italiana aveva all’origine "non tanto lo sbandamento elettorale dei cattolici, ma le sue cause profonde, oltre gli scandali finanziari e oltre le collusioni tra mafia e potere politico, soprattutto l’incapacità di pensare politicamente, la mancanza di grandi punti di riferimento e l’esaurimento intrinseco di tutta una cultura politica e di un etica conseguente".
Riteniamo, in particolare, che il nostro quartiere (che non ha punti di riferimento se non i centri sportivi, i centri commerciali e le pizzerie) abbia bisogno di un centro che incoraggi l’attenzione alla cultura.


Perché il nome L'Areopago?

Il nome che abbiamo scelto è il nome dell’antico tribunale ateniese, che aveva sede sulla "collina di Ares" - questa l’etimologia appunto del termine Areopago. Lo abbiamo scelto perché il nostro quartiere porta, nei nomi delle sue vie, il ricordo della cultura greca. Lo abbiamo scelto soprattutto perché è nell’Areopago di Atene che, come ci raccontano gli Atti degli Apostoli, Paolo parlò della resurrezione del Signore Gesù agli ateniesi, citando a testimonianza della presenza di Dio, gli stessi poeti e filosofi greci: "Passando ho trovato anche un’ara con l’iscrizione: Al Dio ignoto… In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poichè di lui stirpe noi siamo" (At 17,22-34). S.Paolo parla appoggiandosi sulla cultura dei suoi ascoltatori - cita infatti Arato di Soli e Cleante - ma annuncia poi ciò che, per rivelazioni di Dio, ha conosciuto, la resurrezione di Cristo, "un uomo che Dio ha designato dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". Fu Paolo VI a citare l’esperienza di S.Paolo nell’Areopago, nel discorso che, per la prima volta, un papa poté tenere all’ONU: "Il Dio ignoto, di cui discorreva nell’Areopago S.Paolo agli Ateniesi? Ignoto a loro, che pur senza avvedersene lo cercavano e lo avevano vicino, come capita a tanti uomini del nostro secolo?...Per noi, in ogni caso, e per quanti accolgono la rivelazione ineffabile, che Cristo di Lui ci ha fatto, è il Dio vivente, il Padre di tutti gli uomini". Il papa Giovanni Paolo II, nella lettera Tertio Millennio Adveniente invita a portare la luce del vangelo di Cristo, con una profonda attenzioni agli ambienti in cui l’uomo vive, perché "oggi sono molti gli "areopaghi" e assai diversi: sono i vasti campi della civiltà contemporanea e della cultura, della politica e dell’economia".
Questo dialogo fra fede e cultura sarà lo specifico del nostro Centro Culturale.


Gli aspetti

Il nostro centro Culturale si caratterizzerà per il fatto di prestare attenzione a tutti i linguaggi culturali che l’uomo elabora e usa. I suoi sottogruppi lavoreranno all’accrescimento della biblioteca, alla redazione di Incontro (perché sia non solo bollettino parrocchiale, ma anche strumento di confronto con il quartiere), alla promozione di veri cineforum (più che non alla semplice fruizione di film di seconda o prima visione), a concerti di musica classica o moderna, alla produzione di libri, all’organizzazione di dibattiti e seminari di formazione.[/color]

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