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- (JazzPlanet) Keith Jarrett - The Carnegie Hall Concert (Eac S Flac Cue -


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Categoria bittorrent Musica
Descrizione


Keith Jarrett - The Carnegie Hall Concert Live (2006)











Artist: Keith Jarrett
Title: The Carnegie Hall Concert
Audio CD (September 26, 2006)
Recording Date: Sep 26, 2005
Original Release Date: September 26, 2006
Number of Discs: 2
Format: Live
Label: Ecm Records
Genre: Jazz
Styles: Contemporary Jazz, Silents / Avant Garde
Source: 2 Original CD

CD 1

Extractor: EAC 0.99 prebeta 4
Used drive  : HL-DT-STDVDRAM GSA-E10L
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Codec: Flac 1.2.1;  Level 8  
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Accurately ripped (confidence 11

CD 2

Extractor: EAC 0.99 prebeta 4
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Accurately ripped (confidence 111)

Size Torrent: 440 Mb
Cover Scan Included



Tracklisting:

Cd 1

1. Part I - 9:56
2. Part II - 3:32
3. Part III - 4:44
4. Part IV - 5:19
5. Part V - 9:54

CD 2

6. Part VI - 6:50
7. Part VII - 8:35
8. Part VIII - 5:19
9. Part IX - 8:25
10. Part X - 9:46
11. The Good America - 6:47
12. Paint My Heart Red - 8:30
13. My Song - 8:04
14. True Blues - 7:00
15. Time on My Hands (Adamson, Gordon, Youmans) - 7:30



Personnel:

Keith Jarrett: Piano Solo



Listen to sample

http://www.amazon.com/gp/recsradio/radio/B000H4VXGE/ref=pd_krex_dp_a

http://www.youtube.com/watch?v=wNl6L-TI2Ow&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=CdekTWwDtgg

http://www.youtube.com/watch?v=X33IZLpX8D8&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=fK60Jkmf0fw&feature=related


Review

Il miglior segno dell\'avvenuta guarigione di Keith Jarrett dalla malattia che negli ultimi dieci anni ne ha molto limitato le apparizioni pubbliche è il ritorno alla pratica del concerto in solitudine, sicuramente la più impegnativa per il pianista che lo affronta sempre come una totale improvvisazione.

Un primo ritorno era già avvenuto nel 2002 con alcuni concerti in Giappone (in parte documentati sul CD Radiance e il DVD Tokyo Solo), che però allora non avevano fugato i dubbi dello stesso pianista sul completo recupero delle sue capacità di tenuta. Fortunatamente, sono poi venute altre prove che ne hanno testimoniato il ristabilimento pressoché totale; una di queste è ora documentata in questo doppio CD che raccoglie la registrazione integrale del concerto tenuto alla Carnegie Hall di New York il 26 Settembre 2005, il primo di piano solo in terra americana da una decina d\'anni.

L\'effetto più evidente che la malattia ha lasciato al pianista è nella modifica alle modalità di improvvisazione: non più un flusso continuo di note spalmato lungo i due set che abitualmente compongono i suoi recital, ma una serie di frammenti più brevi (di rado sopra i 5-6 minuti) nei quali ogni idea e ogni spunto musicale viene sviluppato fino al suo esaurimento naturale senza più cercare di prolungarlo indefinitamente. Venuta a mancare così la tendenza alla eccessiva prolissità che ha spesso caratterizzato le improvvisazioni jarrettiane (suo principale limite), la musica ne ha guadagnato ampiamente, e le dieci parti in cui questo concerto risulta suddiviso rappresentano altrettante composizioni istantanee di senso compiuto, ognuna contraddistinta da una propria identità musicale in cui è facile ritrovare altrettanti aspetti della musica interpretata da Jarrett nel corso degli anni.

L\'eccezionalità della serata è sottolineata anche dal copioso numero di bis concessi da Jarrett, notoriamente restio a prolungare oltre il dovuto la sua permanenza sul palco. Ben cinque i brani eseguiti, praticamente un terzo set; due improvvisazioni (una, in forma di inno, successivamente intitolata \'The Good America\', l\'altra un blues alla sua maniera), uno standard poco frequentato come \'Time On My Hands\', e due riproposizioni di composizioni proprie (sublime la versione di \'My Song\', originariamente incisa sull\'album omonimo dal quartetto europeo con Jan Garbarek, il cui tema, subito riconosciuto, strappa un applauso entusiasta all\'altrimenti composto pubblico newyorchese).

Questo concerto ha rappresentato indubbiamente un momento importante nella vita professionale di Jarrett, e come tale l\'evento è documentato nella sua interezza, scegliendo di includere la partecipazione del pubblico, senza pertanto sfumare gli applausi che totalizzano un tempo record di 18 minuti di registrazione (le durate dei brani riportate si riferiscono alla sola musica), rafforzando nell\'ascoltatore l\'illusione di essere presente.

Forse un punto di svolta, per quanto non radicale, nel solismo di Jarrett, avviato verso un maggior equilibrio complessivo. Da verificare con le prossime uscite sia discografiche (il concerto tenuto quest\'estate a Venezia dovrebbe essere pubblicato forse già nel corso del prossimo anno) che concertistiche (sono in programma in questi giorni due concerti alla Salle Pleyel parigina). Sicuramente una dimensione artistica pienamente ritrovata, dopo essere stata seriamente compromessa dalla malattia.

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Non soddisfatto di tanti successi, dischi epocali, ricerca e tensioni, pagate anche a costo della sua salute, Keith Jarrett continua a viaggiare nell\'universo sonoro del piano solo. Così, mentre le sue magiche note risuonano ancora nella mente di coloro che, incantati, erano presenti alla serata del teatro \"La Fenice\" di Venezia, ecco arrivare nei negozi una testimonianza anteriore a quell\'evento.

Si tratta di un\'esibizione svoltasi nella prestigiosa Carnegie Hall di New York nel settembre del 2005. Un concerto corposo e intenso testimoniato da due cd, dove troviamo ogni elemento tipico della sua musica. Dalle dissonanze spigolose come il suo carattere, a invenzioni magiche e svolgimenti lirici, nei quali le note sembrano misteriosamente nascere dal nulla per rasentare la perfezione.

L\'album, per alcuni versi, pare ricollegarsi idealmente ai concerti di Tokyo e Osaka del 2002 (Radiance - Ecm 2005) e può essere suddiviso in due momenti. Nel primo Jarrett svolge la sua performance attraverso una lunga suite suddivisa in dieci sezioni musicali, che mostrano tutta la sua capacità di improvvisare al pianoforte trame libere e preziose in grado di sorprendere nell\'alternare contrasti. Nel secondo interpreta, invece, alcuni indimenticabili classici del suo repertorio, come la meravigliosa \"My Song\" incisa qualche lustro fa con Jan Garbarek (Ecm - 197.

L\'inizio è un singhiozzo strozzato per l\'incedere fulmineo e ruvido degli accordi del pianoforte con digressioni da note acute a grevi. Non è un ascolto obiettivamente facile e ricorda strutturalmente alcuni passaggi, appunto, di \"Radiance\". Successivamente i guizzi vibranti delle sue mani sulla tastiera riescono a dare il senso di un\'istintiva energia che scorre sotto la pelle, accompagnata naturalmente dai suoi tipici sibili in sottofondo. Quindi, di colpo arrivano quelle struggenti melodie che lo hanno reso celebre. In particolare nella Parte III che in poco più di quattro minuti riesce a condensare note che ondeggiano come uno spettro all\'alba, per invocare in conclusione una nuvola di applausi del pubblico ammaliato. Viceversa, in altri passaggi del concerto (Parte IV e Parte VI) si realizza l\'impressione che la pioggia di note generate dal pianoforte siano apparentemente scombinate. Evocano caos, disordine, claustrofobia opprimente di dissonanze amare. Note aggrovigliate, sgualcite che, però, col passare del tempo trovano un senso compiuto. Insomma, il filo logico c\'è, ma non si vede, semmai si percepisce.

Si attraversano, inoltre, passaggi cupi, oscuri e inquieti, che, a volte, si evolvono lentamente per giungere ad un fluttuante finale malinconico ed etereo (Parte V); altre volte invece insistono sulla tensione ritmica riallacciandosi agli stilemi classici del blues (Part IX). Questo genere di atmosfere, però, hanno sempre il loro sorprendente contraltare, infrangendo così ogni possibilità di monotonia per l\'ascoltatore. Ecco allora che, da un lato, si sviluppa un turbinio di accordi, nel quale sembrano affiorare le diverse incursioni di Jarrett nel mondo del piano classico genericamente inteso (Parte VI); dall\'altro lato, prendono forma limpidamente quelle sue naturali invenzioni che sanno di complessa semplicità, riuscendo a combinare con sapienza, energia e intimità ora la melodia (Parte X), ora il blues in un spensierato crescendo (Parte VII).

E poi c\'è la solita ineffabile magia rappresentata stavolta dalla Parte VIII. E qua diventa difficile descrivere. Ascolto e mi affatico alla ricerca di parole che diventino sinonimi di sensazioni cangianti. Quella nota sospesa in aria solitaria.... cosa è ? Eccomi dunque a masticare note dolci come la sera, afferrare bagliori di genio, vivere emozioni rosicchiate, inghiottire il fiato, liberarlo all\'improvviso, vedere evaporare un sogno, rivelare un segreto d\'avorio, custodirne un altro d\'ebano, sventrare il buio, dimenticare tutto... parole al vento, solo inutili parole al vento che cercano una descrizione che non c\'è, perché questa musica è fatta della stessa materia dei sogni: non sappiamo cos\'è, non possiamo saperlo, ma non riusciamo farne a meno.

La conclusione del concerto è affidata a cinque brani dei quali solo uno non porta la firma di Jarrett. Si tratta di \"Time On My Hands\" di Harold Adamson, Mack Gordon & Vincent Youmans, che per la sua eleganza notturna, soffusa e sognante potrebbe ricollegarsi alle atmosfere delicate di \"The Melody At The Night, With You\" (Ecm - 1999). Fra gli altri brani spicca, oltre la già citata \"My Song\", la rassicurante bellezza melodica di \"The Good America\" che aggiunge un ulteriore alito vitale di insperata bellezza a un disco di per sé già splendido.

Un concerto di certo indispensabile per tutti coloro che amano la poesia musicale di Keith Jarrett, ma in grado di far breccia anche nei cuori di chi non lo conosce. Per innamorarsene, infatti, basta ascoltarlo e forse era sufficiente dire solo questo.
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Size 440.58 MB
Completato 415x
Aggiunto 11.05.10 - 19:05:05
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