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- (JazzPlanet) The Dave Brubeck Quartet - Time Further Out (Eac S.Flac -


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Categoria bittorrent Musica
Descrizione
The Dave Brubeck Quartet - Time Further Out (Eac Single Flac Cue)






Artist: Dave Brubeck Paul Desmond Gene Wright Joe Morello – Drums
Title:  Time Further Out
Audio CD (November 5, 1996)
Original Release Date: 1961 - 1963
Number of Discs: 1
Label: Columbia Legacy
Genre Jazz
Styles Cool, Jazz Instrument


Extractor: EAC 0.99 prebeta 4
Read mode               : Secure
Utilize accurate stream : Yes
Defeat audio cache      : Yes
Make use of C2 pointers : No
Codec: Flac 1.2.1;  Level 8  
Single File.flac, Eac.log,
File.cue (Noncompliant)
Accurately ripped (confidence 12)
Source: Original CD
Size Torrent: 280 Mb
Artwork Incluse



Personnel:

Dave Brubeck - Piano
Paul Desmond - Alto Saxophone
Gene Wright - Bass
Joe Morello – Drums

Tracklist:

01. It\'s A Raggy Waltz
02. Bluette
03. Charles Matthew Hallelujah
04. Far More Blue
05. Far More Drums
06. Maori Blues
07. Unsquare Dance
08. Bru\'s Boogie Woogie
09. Blue Shadows In The Street
10. Slow And Easy (a.k.a. Lawless Mike)
11. It\'s A Raggy Waltz (Live At Carnegie Hall)

Track 01 Recorded May 3, 1961 In NYC
Tracks 02 & 03 Recorded May 25, 1961 In NYC
Tracks 04 & 08 Recorded June 2, 1961 In NYC
Tracks 05, 06 & 07 Recorded June 8, 1961 In NYC
Track 09 Recorded May 12, 1961 In NYC
Track 10 Recorded May 25, 1961 In NYC
Track 11 Recorded Live, 1963 At Carnegie Hall In NYC

All Compositions By Dave Brubeck
Produced By Teo Macero


Listen to Samples

http://www.amazon.com/gp/recsradio/radio/B000002AAL/ref=pd_krex_dp_a

http://www.goear.com/listen.php?v=14b8ab3

http://www.goear.com/listen.php?v=dd17dc4


Video

http://www.youtube.com/watch?v=_3eimKbIdHU&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=eoKmh1S6qnc

http://www.youtube.com/watch?v=cQCPe_1znuc


bio

Superata la soglia degli ottant\'anni, Dave Brubeck è ancora oggi uno dei più significativi compositori e interpreti nelle vicende del jazz contemporaneo, nonostante qualcuno lo abbia identificato (e deriso) solo come il pianista della buona borghesia bianca. Quando, il 18 novembre del 1954, Time gli dedicò la copertina, la circostanza fu indicativa di un vastissimo grado di popolarità, che veramente pochi musicisti di questo genere erano riusciti ad ottenere. Fu una svolta epocale: per quell\'America oltranzista (e specificamente razzista), il quartetto guidato da Brubeck aveva superato gli angusti confini in cui quel tipo di musica era solitamente relegato. Nel breve volgere di un quinquennio il suo pubblico si accrebbe enormemente: non era più lo zoccolo duro che si raccoglieva nel circuito notturno della \"Bay Area\" a San Francisco, ma un enorme numero di spettatori, di pertinenza non esclusivamente jazzistica che si ritrovavano con passione ai suoi concerti, seguendolo da una costa all\'altra degli Stati Uniti. L\'autore del servizio lo elogiava come \"Un jazzman intellettuale, con un beat complesso e sperimentale\", definizioni forse un po\' troppo ardite ma che resero la sua aura ancora più lucente.

I suoi meriti invece furono molto più ampi: di evidente ispirazione classica e dotato di buon gusto, prediligeva i modelli europei, Bach e Haydn in primis, fino a Darius Milhaud, che gli impartì lezioni di composizione al Mill\'s college, permettendogli di familiarizzare in poco tempo con la fuga, il contrappunto e l\'orchestrazione. Brubeck fu il precursore di un tipo di jazz anomalo, non troppo ricco di swing, ma tracimante di una sontuosa ed accattivante spigliatezza ritmica, che si insinuò profondamente nei campus delle più prestigiose università americane, felicemente prescelti come gli spazi ideali dei suoi affollatissimi concerti.

Influenzato da Schönberg come da Ellington, fin dall\'inizio del suo percorso jazzistico manifestò la tendenza a suonare facendo semplicemente leva sugli accordi, alla stregua di Jimmy Jones, che per anni era stato l\'accompagnatore preferito da Sarah Vaughan. All\'improvvisazione, cardine principale della musica jazz, cercò di applicare la cosiddetta politonalità, suscitando pareri discordanti scoprendo, dopo una serie di approfondimenti critici, che spesso i suoi interventi solistici venivano concepiti preventivamente, secondo una ben precisa struttura che lasciava assai poco spazio all\'occasionalità. Fu il suo alter-ego, l\'altosassofonista Paul Desmond, a chiarire al meglio questo aspetto della personalità di Brubeck, in un intervista che fissava i particolari del loro primo incontro, avvenuto nel 1943: \"Iniziammo a provare, ma dopo un quarto d\'ora ero a pezzi: avevamo prescelto un blues in si bemolle, ma al primo chorus lui prese un sol maggiore. Dato che io non conoscevo nulla della politonalità, pensai in realtà che lui fosse solo un pazzo da legare, impressione assolutamente confermata dal suo aspetto: aveva i capelli arruffati e picchiava sui tasti del pianoforte come un sioux inferocito. Mi ci volle molta pazienza e un lungo ascolto prima che iniziassi a comprendere che cosa intendesse fare.\"

Chiaramente dopo la cover su \"Time\" (che diede lo spunto anche per un disco omonimo che nel box in oggetto non è compreso, anche se resta altamente godibile), il quartetto di Brubeck visse una fase di enorme fortuna, ma al contempo nacque una sorta di movimento trasversale, in cui confluirono un numero sempre più crescente di appassionati, musicisti (soprattutto quelli neri, assai risentiti nei confronti del successo commerciale di un gruppo bianco) e studiosi che presero le distanze dall\'estetica di Brubeck in maniera sempre più netta, contestandogli soprattutto il suo utilizzo degli elementi classici. Questo cofanetto (senza libretto generale, diciamo che sono delle singole ristampe riunite in unica confezione), va a raccogliere il corpus discografico relazionato alla fortunata serie \"Time\", con ben tre titoli (\"Countdown: Time In Outer Space\", \"Time Changes\" e \"Time In\", dei cinque che lo compongono, disponibili in precedenza su cd solo in Giappone. Gli altri due sono ben noti agli appassionati non solo di Brubeck, per l\'enorme risonanza che ancora adesso suscitano.

Nel 1954 Brubeck, firmò un nuovo contratto con la Columbia, e con l\'arrivo del poderoso batterista Joe Morello accanto all\'ineccepibile cavata del contrabbassista Eugene Wright, andò a completare un gruppo capace di frantumare tutti i record di vendita allora conosciuti riguardo al jazz realizzando due anni dopo, \"Time out\" un disco la cui musica fu ispirata dagli effetti cromatici della pittura di Joan Mirò, l\'artista catalano del quale compare in copertina un dipinto. Le derivazioni europee abbinate però a una costruzione formale eminentemente jazzistica (In \"Kathy\'s waltz\", il valzer viene scomposto in 3/4 sulla base delle sincopi tipiche del ragtime), sono percepibili in quasi tutti i brani, ma il piatto è in ogni caso molto ricco per il deliquio degli amanti della musica classica che ammiccano indulgenti alla furba regia di Brubeck, che più di una volta si mette dietro le quinte lasciando generosi spot per i partners. Dall\'iniziale \"Blue rondo a la turk\", zeppo di riferimenti mozartiani e composto in uno stravagante tempo in 9/8, che poi con Desmond ritorna in un più tradizionale 4/4, fino a \"Pick up sticks\" che è invece in 6/4, tutto fila liscio alla perfezione, con una serie di raffinati ricami, che ben si inseriscono nel generale clima energico e trascinante.

Il puntiglioso drumming di Morello e i clusters di Brubeck vengono utilizzati per aumentare la tensione emotiva e preparare al meglio l\'intervento di Desmond. Ma la fortuna planetaria si deve a \"Take five\", una composizione dello stesso sassofonista in 5/4, con una ostinata figura tematica riservata al piano di Brubeck ripetuta \"ad libitum\", anche durante il vorticoso solo di Morello. Il gruppo raggiunse così una perfezione formale simile a quella del \"Modern Jazz Quartet\", e con una nuova copertina, questa volta dedicata a Desmond da \"Playboy\", il jazz continuò a guadagnare appassionati in tutto il mondo, in maniera del tutto imprevista, grazie alla fresca comunicativa che ancora oggi rimane in questi brani.

Nessuna novità rispetto alla singola ristampa già da qualche tempo in circolazione, così come nel complementare \"Time Further Out\" (1961), che annovera almeno un altro grande hit come \"Unsquare Dance\" e una falsa b-side del rango di \"It\'s A Raggy Waltz\" di cui viene offerta anche una vibrante rilettura dal vivo ripresa alla Carnegie Hall, già edita in varie forme. \"Countdown: Time In Outer Space\" (1961) presenta invece più di un motivo di interesse, a partire dalla fantastica galoppata di Paul Desmond in \"Eleven Four\" pezzo dalle sfuggenti figure ritmiche fino alla anticonvenzionale rilettura di \"Someday My Prince Will Come\", doppiata dall\'anima latina di \"Castillean Blues\", un blues abbastanza conosciuto affrontato invece in un tempo a 5/4. L\'album riappare con una bonus track abbastanza ordinaria e nuove note di copertina firmate dal leggendario produttore Teo Macero.

\"Time Changes\" (1963) documenta l\'esperienza del quartetto in una prima parte assolutamente consona alle coordinate abituali, e poi alle prese con un orchestra vera e propria nella ambiziosa \"The Elementals\", che rappresenta uno dei primi riusciti tentativi di combinare le infinite possibilità di un organico allargato con la sensibilità di un quartetto, capace di indirizzarne la forza verso una coinvolgente espressione jazzistica. Quello che colpisce è proprio il gusto della sperimentazione adottato da Brubeck per nulla adagiato sugli allori nonostante l\'incredibile successo che gli era piovuto addosso: in poche parole si tratta di un fondamentale \"altro angolo\" per riuscire ad inquadrare quel suo periodo d\'oro.

Lungamente atteso è anche \"Time In\", realizzato nel 1965 giusto in occasione del quindicesimo anniversario della formazione; ne conclude l\'epopea, dando un\'altra lampante dimostrazione di come allora si potesse swingare in tempi diversi dal canonico 4/4. I temi sono tutti originali con una verve appena al di sotto delle pagine migliori. A sottolinearlo, i tre brani aggiuntivi rispetto al programma originario e rimessi a nuovo con un suono a dir poco spettacolare e un bel saggio sempre firmato da Macero, che sigilla così quella collaborazione destinata a chiudersi poco dopo. Nel 1967 infatti il gruppo si sciolse e Desmond si avviò alla carriera solista tornando solo sporadicamente a collaborare con Brubeck, il quale l\'anno dopo formò un nuovo quartetto con Gerry Mulligan. Tutti coloro che apprezzeranno la musica racchiusa in questo box, proposto in piena giustizia dalla Sony in medio-prezzo, farebbero bene a cercare il cofanetto che raccoglie le altrettanto seminali registrazioni di Paul Desmond per la Rca dal 1961 al 1965: ulteriori gemme che meritano di essere (ri)scoperte anche da chi, proprio per quanto ascoltato in questi solchi, decise- per sua fortuna- di accostarsi al jazz.
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Size 280.69 MB
Completato 239x
Aggiunto 03.12.09 - 11:12:26
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