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- BEETHOVEN - THE VIOLIN SONATAS - GRUMIAUX HASKIL[TNTVILLAGE] -


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Categoria bittorrent Musica
Descrizione
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)


THE VIOLIN SONATAS

ARTHUR GRUMIAUX - CLARA HASKIL


::->COVER<-::



::->DATI ALBUM<-::


Autore: Ludwig Van Beethoven
Titolo: The Violin Sonatas
Genere: Musica Classica
Anno: 2007
Etichetta: 3 Decca
Esecutori: ARTHUR GRUMIAUX (violin) - CLARA HASKIL (piano)



::->TRACKLIST<-::



::->LE SONATE PER PIANOFORTE E VIOLINO<-::

Sonata in re maggiore op. 12 n. 1 per violino e pianoforte

L\'op.12, dedicata ad Antonio Salieri e pubblicata nel 1799, costituisce, anche per il suo impegno formale, il primo importante riferimento (dopo le \"Variazioni su un tema di Mozart\", un \"Rondò\" in sol maggiore ed una serie di sei \"Allemande\" nella produzione beethoveniana per violino e pianoforte.
Qui, in questa unione strumentale che ha il suo diretto antecedente storico in Mozart, si registra una volta di più quell\'interesse così vivo e così insistente che Beethoven nutrì sempre per gli archi e per la tastiera, intesi come gli strumenti principi di una ricerca musicale che trae da ogni forma espressiva (dalla Sonata per violino o per violoncello, al Quartetto) tutte le possibili conseguenze in termini di maturazione interiore e tecnica; anche quando, apparentemente, gli esiti appaiono poco innovativi.
La Sonata in re maggiore, che, al pari delle due seguenti, trovò accoglienze ben poco incoraggianti da parte del pubblico, consta di 3 movimenti dal taglio incisivo e dalla scrittura serrata.
C\'è un \"Allegro con brio\", che esordisce con i 2 strumenti all\'unisono in un disegno ritmico vigoroso, un \"Andante con moto\", che propone un tema seguito da quattro variazioni (la terza in minore) interessanti ed espressive, quindi un giocoso \"Allegro\" in forma di rondò, aperto, alla maniera di un Concerto, da un estroverso tema affidato al solo pianoforte, al quale si alternano nello svolgimento motivi melodicamente più distesi.
(durata 22 minuti)

Sonata in la maggiore op. 12 n. 2 per violino e pianoforte

Anche in questa Sonata, composta da Beethoven verso i 28 anni, si riscontra la limpidezza di scrittura che caratterizza la precedente. La pervade però un carattere ironico e leggero che lascia un\'impressione di maggiore estrosità e di un disinvolto, piacevole divagare dei motivi.
I tempi sono: \"Allegro vivace\", dal piglio spiritoso, \"Andante, piuttosto Allegretto\", dove i due strumenti dialogano in armonia, e un conclusivo \"Allegro\" in forma di rondo-sonata, che porta a un sereno epilogo.
(durata 18 minuti)

Sonata in mi bemolle maggiore op. 12 n. 3 per violino e pianoforte

Di ardua esecuzione, la terza Sonata dell\'op.12 esprime già dalle prime battute una natura spiccatamente concertistica, dal tono brillante, realizzandosi quale sostanziosa anticipazione di capolavori a venire.
L\'\"Allegro con spirito\" iniziale già nell\'esposizione spinge il dialogo strumentale in precisi incastri d\'agilità, che si rinnovano, più estesi, nello sviluppo.
L\'\"Adagio con molt\'espressione\" in do maggiore stende le frasi con intensa commozione, rivelando nella parte centrale accenti dolorosi.
Conclude la composizione un \"Rondò: Allegro molto\" d\'accesa vitalità, il cui tema principale, d\'ascendenza haydniana, possiede un brio che spesso conduce a un virtuosismo un poco manierato.
(durata 20 minuti)

Sonata in la minore op. 23 per violino e pianoforte

Dedicata al conte Moritz von Fries, la Sonata op. 23, scritta tra il 1800 ed il 1801, coeva della Seconda Sinfonia e del Terzo Concerto per pianoforte e orchestra, esibisce una personalità del tutto originale rispetto alle Sonate precedenti, e per l\'asciuttezza della scrittura e per l\'aura di misteriosità che emana.
Si entra in argomento subito, fin dalla prima battuta del \"Presto\" iniziale che si svolge in una tinta espressiva cupa, rischiarata qua e là da improvvisi bagliori.
L\'\"Andante scherzoso, più Allegretto\" in la maggiore si pone, in seguito a contrasto con una squisita leggerezza di tratto; emergono episodi fugati dalle figurazioni eleganti.
L\'\"Allegro molto\" recupera la tonalità minore e conclude con sobrietà; una seconda idea in maggiore lascia trasparire una curiosa parentela con l\'incipit dell\'ultimo movimento della Sinfonia Jupiter di Mozart.
La chiusa di questo terzo tempo, che ricorre spesso al \"piano\" e al \"pianissimo\" quali indicazioni dinamiche, è sottovoce.
(durata 18 minuti)

Sonata in fa maggiore op. 24 \"La primavera\" per violino e pianoforte

Probabilmente la più nota nel gruppo delle prime Sonate per violino e pianoforte, l\'op.24 (il cui fortunato titolo non è dovuto a Beethoven) ebbe una prima stampa come op. 23, accanto alla Sonata in la minore a cura dell\'editore Mollo di Vienna, nell\'ottobre del 1801.
Solo in seguito, nel 1802, per rimediare a un disguido editoriale, fu ristampata separata e con il nuovo numero d\'opera.
Sebbene l\'indicazione originale fosse quella di \"Sonate pour le PianoForte avec un Violon\", in questo quinto lavoro beethoveniano il violino ha un ruolo per nulla subordinato nei confronti della tastiera.
Inoltre la scrittura ne evidenzia le caratteristiche peculiari legando indissolubilmente il particolare timbro dello strumento alle idee musicali.
Questo carattere della Sonata si chiarisce già dall\'\"Allegro\" iniziale, dove il violino espone un tema di semplice cantabilità, che si presta a uno sviluppo abbastanza esteso, alternandosi a un secondo motivo più ritmicamente incisivo.
Seguono un \"Adagio molto espressivo\" dal tono intimo e meditativo, un brevissimo \"Scherzo: Allegro molto\", che pare anticipare, nel vivido tratto, certi fogli d\'album schumanniani, quindi un pacato ed esteso \"Rondò: Allegro ma non troppo\".
È la prima Sonata per violino e pianoforte strutturata in 4 movimenti.
(durata 24 minuti)

Sonata in la maggiore op. 30 n. 1 per violino e pianoforte

Con le 3 Sonate op. 30 si compie un altro passo nella scoperta tutta beethoveniana della forma e dello stile musicale, legata all\'impulso dell\'idea quanto al continuo perfezionamento tecnico degli strumenti, in questo caso del pianoforte, nonché della tecnica violinistica, padroneggiata da virtuosi come Rode o Kreutzer, che il maestro di Bonn conobbe.
Si tratta di lavori, diversi nei contenuti, che sostanziano l\'orizzonte espressivo beethoveniano dei primi mesi del 1802, mesi cruciali, di grave crisi interiore che di lì a poco produrranno il celebre documento noto come il \"Testamento di Heiligenstadt\".
Di questa crisi, comunque, non si riscontra traccia nella versione definitiva di questa prima Sonata (il Finale previsto finì poi come terzo movimento della Sonata \"a Kreutzer\", che si svolge in un\'atmosfera di classicità rivisitata, dove in tutti e 3 i movimenti si sentono i modi di Mozart e Haydn: dall\'\"Allegro\" iniziale, con temi quasi inafferrabili, all\'\"Adagio, molto espressivo\", che mantiene una tinta di serenità (in re maggiore), fino al pacato, abbastanza tradizionale \"Allegretto con Variazioni\" (complessivamente sei, la quinta in minore).
La composizione mantiene una sua linea coerente, ma la temperatura generale è piuttosto tiepida, cosa poco comune in Beethoven.
(durata 21 minuti)

Sonata in do minore op. 30 n. 2 per violino e pianoforte

Questa Sonata di mezzo dell\'op. 30 disattende completamente la formula della presentazione, per il pianoforte con accompagnamento di violino, e, anzi, appare come la più avanzata del gruppo in quanto a solidità, virtuosismo e portata intellettuale della scrittura.
Essa anticipa, in qualche modo, la Sonata \"a Kreutzer\", composta circa un anno più tardi (1803).
Qui la tonalità di do minore, nella quale Beethoven espresse sempre accenti intensi, eroici o patetici - dal Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra, alla Sonata op. 13, dal Quarto Quartetto op. 18 alla Quinta Sinfonia - sottolinea efficacemente l\'indirizzo espressivo, che appare particolarmente deciso, senza alcuna concessione al convenzionale.
Le idee sono meticolosamente selezionate e l\'elaborazione è esemplare.
Il primo movimento, \"Allegro con brio\", che non porta il tradizionale segno di ritornello al termine dell\'esposizione, ha un tono perentorio, mentre il seguente \"Adagio cantabile\", in la bemolle maggiore, ne appare come il prolungamento pensoso, teso in un misterioso raccoglimento.
Rasserenante è invece il conciso \"Scherzo: Allegro\" in do maggiore, di baldanzosa vivacità, cui si oppone il \"Finale: Allegro\", che recupera il modo minore con un vigore drammatico senza precedenti.
(durata 27 minuti)

Sonata in sol maggiore op. 30 n. 3 per violino e pianoforte

Concisa ed equilibratissima nei suoi caratteri espressivi, che si succedono in armoniosa contrapposizione, la Sonata in sol maggiore è l\'ultima del gruppo dedicato ad Alessandro I di Russia, pubblicato dal \"Bureau d\'Arts et d\'industrie\" di Vienna nel corso del 1803.

In essa Beethoven si avvale di una scrittura semplice ed essenziale, evitando, una volta tanto, la ricerca e la sperimentazione, per riscoprire invece spiritose agilità e placidità domestiche.
I movimenti sono 3: un \"Allegro assai\", d\'una irruenza appena trattenuta da episodi contrappuntistici brevi e lirici, quindi un \"Tempo di Minuetto, ma molto moderato e grazioso\", in mi bemolle maggiore, malinconicamente effusivo, infine un \"Allegro vivace\", arioso e dal ritmo ininterrotto, vicino alla circolarità del moto perpetuo.
Qui il motivo principale, già accennato sul finire del tempo precedente, fiorisce di trilli e acciaccature, esprimendo una gioiosa e spensierata vitalità.
Tali caratteristiche conferiscono a questa Sonata un posto di assoluto rilievo nella produzione beethoveniana per violino e pianoforte.
(durata 18 minuti)

Sonata in la maggiore op. 47 \"a Kreutzer\" per violino e pianoforte

La nona Sonata per violino e pianoforte, composta quasi completamente all\'inizio del 1803, fu presentata personalmente da Beethoven all\'Aufgarten di Vienna nel mese di maggio, insieme al violinista mulatto George Polgreen Bridgetower.
Oggi gode di enorme popolarità e si può considerare la preferita del pubblico e degli interpreti.
Si tratta di un\'opera dalla struttura studiatissima e dai temi pregnanti, ben definiti, d\'un fascino inconfondibile, le cui ampie dimensioni, eccezionali per l\'epoca, non ne hanno per nulla frenato la diffusione.
Effettivamente, si stampa nella memoria con la naturalezza delle cose perfette, sebbene sia tutt\'altro che semplice sotto il profilo compositivo.
I virtuosi da sempre la prediligono anche per le opportunità che concede ai fini del puro spettacolo, dato il suo grande impegno emotivo e tecnico, sia per il violinista che per il pianista.
Al di là delle motivazioni più esteriori, questa Sonata è di notevole modernità, sia per il rapporto paritario tra i 2 strumenti, con punte di elevata difficoltà (\"Sonata per il Pianoforte e un Violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come d\'un concerto\", aveva indicato lo stesso Beethoven) sia per la densità strutturale che non viene mai meno, nonostante i limiti d\'estensione dei singoli tempi (soprattutto il primo) siano tali da poter diluire la tensione degli svolgimenti.
Incisivo e potente si presenta il movimento d\'apertura, dove l\'introduzione \"Adagio sostenuto\" prepara lo scatenarsi del \"Presto\" impetuoso ed eroico, in cui trovano spazio pensosi ripiegamenti.
Al respiro sinfonico di questa pagina fa seguito poi un \"Andante con variazioni\" dal tono sdrammatizzante e dalla grazia leggermente irrequieta.
Una poeticità astratta, precorritrice di successive conquiste fa la sua comparsa nell\'episodio che segue la quarta variazione e che conclude il movimento.
Con un guizzante ritmo di tarantella si sviluppa invece il \"Finale: Presto\" (che secondo un precedente piano avrebbe dovuto concludere l\'op. 30 n. 1), in cui si inseriscono brevi momenti contemplativi sempre interrotti da animate riprese.
La Sonata op. 47, originariamente scritta per Bridgetower, in seguito a qualche screzio mai ben chiarito, cambiò destinatario. L\'edizione stampata nel 1805 da Simrock recava la dedica al celebre strumentista Rudolph Kreutzer (1766-1831), il quale, ironia della sorte, non l\'apprezzò.
(durata 42 minuti)

Sonata in sol maggiore op. 96 per violino e pianoforte

A 42 anni Beethoven pose termine al ciclo delle Sonate per violino e pianoforte con questo decimo lavoro, quasi 10 anni dopo l\'op. 47.

Non è certo in base a un disegno premeditato che in seguito il maestro tedesco abbandonò questo genere di composizione, ma sta di fatto che, per una di quelle fatali coincidenze che caratterizzano tutta la produzione beethoveniana, quest\'ultima esperienza sonatistica si fa portatrice di un messaggio riassuntivo e in qualche modo definitivo, che si traduce in una scrittura sapiente, in una maturità pacata e profonda che nobilita armoniosamente tutti e 4 i movimenti della partitura.
Completamente immerso in questo clima di serena saggezza è il primo tempo, \"Allegro moderato\", che si affida subito a un breve inciso del violino solo, da cui prende corpo una trama salda e trasparente, elegante ma non superficiale.
Abbiamo poi un \"Adagio espressivo\", in mi bemolle maggiore, di una dolcezza sussurrata, liricamente sospesa, da cui sgorga quasi per incanto l\'agile \"Scherzo: Allegro\".
Il conclusivo movimento \"Poco Allegretto\" prende spunto da un motivo popolare viennese, di ingenua semplicità, che presto si trasforma in un saggio dell\'abilità compositiva beethoveniana e della concretezza del suo pensiero: nel suo svolgimento, in forma di variazioni, spicca per trasfigurazione poetica l\'\"Adagio espressivo\".
Più tradizionale l\'epilogo vero e proprio, che rallenta il movimento, \"Poco Adagio\", per introdurre le ultime battute in tempo \"Presto\". Composta nel 1812 per il violinista francese Pierre Rode, che la eseguì in un concerto privato alla fine dello stesso anno, questa Sonata fu pubblicata qualche tempo dopo, nel 1816, con dedica all\'arciduca Rodolfo d\'Austria.
(durata 29 minuti)


::->ARTHUR GRUMIAUX<-::



Il barone Arthur Grumiaux nacque a Villers-Perwin, nei pressi di Charleroi. Il carattere sobrio e intenso delle sue interpretazioni, e la sonorità pura del suo violino hanno potuto esprimersi con tutte le più importanti orchestre del mondo.
Iniziò lo studio del violino e del pianoforte sotto la guida del nonno, all\'età di 3 anni. A 6 anni entra al conservatorio di Charleroi per poi perfezionarsi al conservatorio di Bruxelles nella classe di Alfred Dubois, un allievo di Eugène Ysaÿe, ma furono per lui molto proficui anche i contatti con Georges Enesco.
Nel 1939, Dopo aver vinto il premio Henri Vieuxtemps, diede il suo primo importante concerto a Bruxelles al Palais des Beaux-Arts sotto la direzione di Charles Münch, eseguendo il concerto di Felix Mendelssohn-Bartholdy.
Nel dopoguerra, dopo il forzato intervallo dovuto all\'invasione nazista del Belgio, ha inizio la sua carriera vera e propria, fatta di tournèes, collaborazioni ed incisioni di altissimo livello. Il sodalizio artistico con la pianista rumena Clara Haskil sarà quanto mai fruttuoso: registrarono assieme l\'integrale delle sonate per violino e piano di Beethoven, e sei sonate di Mozart.
Sebbene non sia stato unanimemente annoverato tra gli dei dell\'ideale olimpo dei violinisti del \'900, come Heifetz, Menuhin, Stern, Perlman o Oistrakh, la sua reputazione è sempre stata alta tra gli stessi violinisti, che hanno preso come punto di riferimento il suo stile impeccabile.
Nel 1986 si spense a Bruxelles.
Le registrazioni di Grumiaux includono oltre 30 incisioni, quasi tutte per la Philips, ma ha anche registrato per EMI, Belart and Music & Arts. Si tratta di composizioni di Bach, Beethoven, Brahms, Mozart e Schubert, ma anche di Ravel, Debussy e Franck.
Ci restano di Grumiaux anche alcune testimonianze video: - Concerto per violino e orchestra in do mineur Op.64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy (con l\'orchestra nazionale della RTF) - Concerto per violino e orchestra in re maggiore, Op.61 di Beethoven (con l\'orchestra nazionale dell\'ORTF il 4 fbbraio 1965 alla Salle Pleyel a Parigi) - Sarabanda e Ciaccona della partita per violino solo No.2 in re minore BVW 1004 di Bach - Capriccio per violino solo n°14 in mi maggiore, Op.1 di Paganini
Nel 1972, il re Baldovino gli ha conferito il titolo nobiliare di barone, così come era successo in passato a Paganini. Nel 1996, il conservatorio di Charleroi è stato ribattezzato in suo onore Conservatoire Arthur Grumiaux.
Suonò sia su un Guarneri che su degli Stradivari, ma ebbe anche alcuni Guadagnini. Il Guarneri, che utilizzava generalmente in concerto, era il Guarneri del Gesu \"Rose\" del 1744. Gli Stradivari erano il \"Ex-General Dupont\" del 1727 e il Tiziano del 1715, appartenuto a Efrem Zimbalist.


::->CLARA HASKIL<-::



Clara Haskil (Bucarest, 7 gennaio 1895 – Bruxelles, 7 dicembre 1960) è stata una pianista svizzera. Originaria della Romania da una famiglia ebraica - sefardita, è riconosciuta ancora oggi come grande interprete di Mozart.
Iniziò gli studi a Bucarest e proseguì a Vienna con Richard Robert e a Parigi con Alfred Cortot. Nel 1910 vince a 15 anni il Premier Prix a Parigi. Inizia ad esibirsi in concerto nella principali città europee. Fra il 1914 e il 1919 interrompe l\'attività concertistica a seguito di una malattia.
Fra il 1920 e il 1940, riprende l\'attività con concerti in Europa con scarso successo. Inizia a collaborare con Eugène Ysaÿe e Pablo Casals. Durante la seconda guerra mondiale, ha un\'attività ridotta in Francia e in Svizzera.
Il periodo artisticamente più importante la Haskil lo trova nel secondo dopoguerra (1947 - 1960) con un\'intensa attività concertistica in Europa e innumerevoli incisioni discografiche. Collabora con Arthur Grumiaux e, saltuarie, con George Enescu e Pablo Casals. Sarà in Tournée anche con Herbert von Karajan e suonerà con grandi direttori come Ernest Ansermet, John Barbirolli, Rafael Kubelik e Hermann Scherchen. Nel 1956 intraprende una tournée negli Stati Uniti.
In merito al tardo riconoscimento delle qualità artistiche della Haskil vanno evidenziate le scelte di repertorio inizialmente non adatte alle possibilità tecniche della Haskil o démodé rispetto ai tempi. Con l\'esecuzione dei concerti per pianoforte e delle sonate di Mozart, la Haskil ha invece potuto esprimere appieno le proprie qualità musicali, a quel punto riconosciute anche dal pubblico. Hanno avuto successo anche le sue interpretazioni di Beethoven e Domenico Scarlatti.
Dal 1942 ha vissuto a Vevey in Svizzera, dove ha luogo ogni due anni il \"Concorso Clara Haskil\" fondato nel 1963 in sua memoria.


::->DATI TECNICI E NOTE<-::

3 CD IN FORMATO APE+CUE
INCLUSI COVER E BOOKLET

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