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- Bertolucci - La Tragedia Di Un Uomo Ridicolo[TNTVILLAGE] -


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Descrizione
BERNARDO BERTOLUCCI

LA TRAGEDIA DI UN UOMO RIDICOLO
(La Tragedie d\'un Homme Ridicule)





Titolo originale: La tragedia di un uomo ridicolo

Paese: Italia
Anno: 1981
Durata: 112\'
Colore: colore
Genere: drammatico
Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci
Produttore: Giovanni Bertolucci

Interpreti e personaggi

   * Ugo Tognazzi: Primo Spaggiari
   * Anouk Aimée: Barbara, moglie di Primo
   * Laura Morante: Laura
   * Victor Cavallo: Adelfo
   * Ricky Tognazzi: Giovanni Spaggiari, figlio di Primo
   * Vittorio Caprioli: Maresciallo Angrisani
   * Renato Salvatori: Colonnello Macchi
   * Olimpia Carlisi: la chiromante Romola

Fotografia: Carlo Di Palma
Montaggio: Gabriella Cristiani
Musiche: Ennio Morricone

Premi:

   * Festival di Cannes 1981: premio per la migliore interpretazione maschile (Ugo Tognazzi)





SINOSSI e RECENSIONE

Appena un velo, si sa, divide il tragico dal ridicolo. Proprio nel Sogno di un uomo ridicolo di

Dostoevskij tutti ridono, e questo è tragico, di chi nega che il male sia lo stato normale degli uomini, per cui

basterebbe amare gli altri come se stessi perché subito si trovasse come assestare le cose. Nel film di Bernardo

Bertolucci l\'idea è rovesciata, perché il protagonista ama sopra tutti se stesso: ma questo appunto è

tragicamente ridicolo, che si ami la menzogna e si sia appreso a conoscerne la bellezza. Vedi quanto accade, nei

dintorni di Parma, quando al padrone di un caseificio sequestrano l\'unico figlio.
Primo Spaggiari, ex partigiano, viene dal nulla, e ha messo su l\'azienda col proprio lavoro e quello dei propri

operai. Niente di strano che mentre sua moglie, una borghese d\'origine francese, è disposta a qualsiasi

sacrificio pur di riavere subito Giovanni, a lui sembri un suicidio il dover vendere tutto per pagare il

riscatto. Il suo amore paterno è d\'altronde incrinato dall\'incomprensione fra padre e figlio e dal cattivo

giudizio che egli dà dei giovani d\'oggi: «Non si sa come spiegare il loro silenzio: se chiedono aiuto o stanno

per spararti addosso». E le lettere che arrivano, con cui Giovanni chiede di preparare i miliardi, sono sempre

indirizzate alla madre, quasi fosse vero, come rivela Laura (una studentessa-operaia del caseificio, fidanzata

segreta del ragazzo), che Giovanni si vergogna del padre. Le indagini dei carabinieri non portano a niente, ma

Primo ottiene qualche notizia da un prete-operaio in contatto coi rapitori. Il giorno in cui gli si fa capire che

Giovanni è morto e viene a sapere che il ragazzo fu un fiancheggiatore dell\'estrema sinistra, nella sua furbizia

contadina Primo pensa di raccogliere ugualmente il denaro che la moglie ha ottenuto a ottime condizioni dagli

amici di casa. Tenendo nascosta la tragica notizia, salvo a Laura e al prete che ora vuol fare suoi complici, si

propone d\'investire i soldi nell\'azienda per favorirne lo sviluppo. I due giovani si mostrano disposti ad

aiutarlo, ma alla resa dei conti lo ricattano. Gli restituiranno quanto egli ha finto di versare ai rapitori

soltanto a condizione che doni il caseificio agli operai e si formi una cooperativa di cui, bontà loro, potrà

essere presidente a vita. L\'uomo è costretto ad accettare, ma sul finire ha una sorpresa: scopre che Giovanni non

è morto, sicché la sua astuzia si è risolta in harakiri. E se il ragazzo si fosse fatto rapire per «punire» papà?
Rispetto ai precedenti di Bertolucci, La tragedia di un uomo ridicolo è un film «minore» (imparentato semmai con

Prima della rivoluzione), costruito sul doppio registro del giallo alla Chandler e dell\'analisi psico-sociologica

con salda abilità e un bel respiro narrativo. All\'ultimo festival di Cannes, dove Ugo Tognazzi si guadagnò il

premio per il migliore attore, fu accolto con tiepidezza ma a noi non dispiacque. Mentre il meccanismo del

thriller procede a ritmo sicuro, e tocca momenti di schietta emozione proprio per l’inconoscibilità di tutti i

cunicoli, i personaggi in bilico fra il vero e la maschera ci sembrano la traduzione concreta d\'un\'epoca italiana

governata dall\'ambiguità, in cui all\'insicurezza della generazione di mezzo, personificata da un ricco che si

rende ridicolo architettando una truffa più grande di lui, corrispondono i gesti inquietanti di una gioventù che

cerca con una contro-truffa di trarre profitto dallo sgomento dei padri. Ci sembrò che questo disagio, il quale

offre spunti grotteschi su ambedue i versanti, e in cui è simbolizzata una realtà storica confusa, esposta ad

ogni sospetto, fosse rappresentato da Bertolucci senza schematismi, e con un denso gusto delle situazioni

cifrate. E credemmo di trovarne il controcanto negli esterni, quando il film - anche grazie alle luci molto belle

del fotografo Carlo Di Palma - evoca gli ambienti agricoli e industriali della Bassa padana, e in certi felici

scorci documentari. Qualche inciampo narrativo, qualche dettaglio meno raggiunto, un impianto ideologico forse

bisognoso d\'approfondimento ci parvero ripagati dalla mobilità della macchina da presa, che fa vibrare nel

labirinto del racconto molte corde della nostra nevrosi, e da- un impianto figurativo in cui torna ad esprimersi

la visualità di Bertolucci.
Rispetto a quella di Cannes, la versione del film è adesso mutata, perché l\'autore ha dato voce a molti pensieri

di Primo, i quali intervengono a spiegare i suoi comportamenti e stati d\'animo: il che un po\' banalizza quanto

chiarisce. Ma il film non perde per questo il suo senso drammatico: quel tentativo di restituirci l\'equivoco

sapore dell\'oggi, il sentimento di minacciosità del reale, e di resa alla violenza, che nel contempo decreta la

sconfitta della ragione e tiene in allarme il nostro sistema emotivo in questa età del lupo e della serpe.
Tognazzi si merita il premio di Cannes? Diremmo di sì. Con al fianco l\'efficace Anouk Aimée, la sensibile Laura

Morante, il febbricitante Victor Cavallo, Tognazzi caratterizza con molte sfumature un protagonista a mezza

strada fra l\'ignobile e il patetico, quello stato ridicolo in cui la fatica compiuta per il possesso delle cose

chiede, anche a tragico prezzo, di non andare dispersa. Perché ormai siamo quello che abbiamo.



CARATTERISTICHE DEL DVD9


Durata: 112\'
Lingue: ITALIANO - RUSSO
Sottotitoli: INGLESE - FRANCESE - RUSSO
Formato Video: 1.77:1
Compressione: NESSUNA
Programmi utilizzati: DVD Decrypter
Contenuti Extra: INTERVISA A BERNARDO BERTOLUCCI - L\'ENIGMA DE \"LA TRAGEDIA DI UN UOMO RIDICOLO\" DI JEAN

NARBONI


Casa distributrice: Sony Pictures Home Entertainment



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Aggiunto 11.06.09 - 21:06:29
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