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- MARIO MONICELLI - COMPANEROS - I COMPAGNI[TNTVILLAGE] -


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Descrizione


MARIO MONICELLI

I COMPAGNI


:::->LOCANDINA<-:::



:::->SCHEDA DEL FILM<-:::

I compagni
Italia/Francia/Jugoslavia, 1963, 35mm, 128\', B/N

Altri titoli: Les camarades, The Organizer, The Strikers

Regia
Mario Monicelli
Soggetto
Age (Agenore Incrocci), (Furio) Scarpelli, Mario Monicelli
Sceneggiatura
Age (Agenore Incrocci), (Furio) Scarpelli, Mario Monicelli
Fotografia
Giuseppe Rotunno
Operatore
Giuseppe Maccari
Musica originale
Carlo Rustichelli
Suono
Adriano Taloni
Montaggio
Ruggero Mastroianni
Scenografia
Mario Garbuglia
Arredamento
Mario Garbuglia
Costumi
Piero Tosi
Trucco
Giuseppe Banchelli
Aiuto regia
Renzo Marignano

Interpreti
Marcello Mastroianni (professor Sinigaglia), Annie Girardot (Niobe), Renato Salvatori (Raul), Gabriella Giorgelli (Adele), Folco Lulli (Pautasso), Bernard Blier (Martinetti), Raffaella Carrà (Bianca), François Perier (maestro Di Meo), Vittorio Sanipoli (cavalier Baudet), Elvira Tonelli (Cesarina), Mario Pisu (ingegnere), Kenneth Kove (Luigi), Edda Ferronao (Maria), Anna Di Silvio (Gesummina), Giampiero Albertini (Porro)

Produttore esecutivo
Giorgio Adriani

Produzione
Franco Cristaldi per Vides Cinematografica, Lux Film, Méditerranée Cinéma Production, Avala Film

Distribuzione
Lux Film

Note
Girato in Vistavision; collaborazione a soggetto e sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico; altri interpreti: Pippo Mosca (Omero), Antonio Di Silvio (Pietrino), Gino Manganello (zio Spartaco), Giuseppe Cadeo (Cenerone), Pippo Starnazza (Bergamasco), Giulio Borsetti
Premi: Nastro d’Argento 1964 a Foco Lulli come Miglior Attore Non Protagonista; premio come Miglior Film al Festival Internazionale di Mar Del Plata.

:::->TRAMA<-:::

Nella Torino di fine Ottocento gli operai di un’industria tessile dopo un incidente sul lavoro iniziano a prendere coscienza delle loro condizioni e chiedono una riduzione dell’orario di lavoro. La protesta fallisce, ma arriva da Genova un “agitatore” socialista, il professor Sinigaglia, che diventa la loro guida ideologica organizzando uno sciopero ad oltranza. L’arrivo di un treno carico di crumiri provoca accesi tafferugli nei quali perde la vita uno degli operai. Lo sciopero prosegue e la resistenza dei padroni vacilla, ma gli operai sono stremati e meditano di tornare al lavoro. L’intervento della polizia e dell’esercito sancisce il fallimento della rivolta. Gli operai ritornano in fabbrica sotto il peso della sconfitta, ma con nuove prospettive per il futuro......................................

:::->RECENSIONE<-:::

I compagni giunge dopo il decennio più leggero e spensierato della commedia all’italiana, lontana dai problemi e dalle miserie della quotidianità del dopoguerra. In quegli anni Monicelli fa parte del ristretto gruppo di registi che attraversano una fase di ripensamento e di riconsiderazione delle forme classiche di quel genere di cui egli è uno dei padri storici. Il film appare così nella sua filmografia come una delle opere di maggior impegno, tesa alla rappresentazione viva e vera della realtà della classe operaia a cavallo tra Ottocento e Novecento, trovando in Torino un palcoscenico ideale. «Fra le città italiane, Torino», annota lo storico Valerio Castronovo, «era, all’alba del Novecento, quella più animata da ideali e fermenti di modernità. […] In breve tempo la capitale piemontese s’era trasformata da ex capitale decaduta del Regno d’Italia in un centro industriale di prim’ordine a livello europeo. Lo sviluppo industriale che aveva trasformato il capoluogo subalpino in un grande distretto industriale, vi aveva anche attirato una massa crescente di gente. […] Tra le masse operaie l’acquisizione di nuovi diritti di rappresentanza, il contatto con giornali e circoli politici, l’associazionismo sindacale e il maggior grado di istruzione, come pure la crisi di alcuni mestieri tradizionali e il mutamento di ruoli nel sistema di fabbrica, avevano aperto nuove prospettive» (V. Castronovo, Storia economica d\\\\\\\'Italia: dall\\\\\\\'Ottocento ai giorni nostri, Einaudi, Torino, 1995).

Il desiderio di offrire attraverso il proprio film una rappresentazione autentica del proletariato torinese tra i due secoli spinge Monicelli a compiere diversi sopralluoghi tra Torino e provincia, alla ricerca di architetture e paesaggi soddisfacenti, dimostrando in ogni elemento scenografico una cura estrema e la capacità di saper cogliere con attenzione e finezza sorprendenti le peculiarità e le caratteristiche proprie di una realtà lontana nel tempo. Ma soprattutto Monicelli, che all’epoca del film aderisce al Partito Socialista, chiama a collaborare nel lavoro di ricerca e documentazione Alberto Cappellini, ex capo partigiano piemontese, grazie al quale viene introdotto nell’ambiente sindacale della Regione. Per dare una resa e un rilievo realistici al film, Monicelli decide di stipulare un patto con gli operai: la loro determinante presenza nel film in cambio di un contributo economico alla loro lotta. Tra le comparse utilizzate nella scena cruciale dello sciopero ci sono così gli operai che per l’occasione godono di due giorni di ferie concessi dagli industriali delle cartiere ICA, ma anche i lavoratori della fabbrica Stella che, in quegli stessi giorni, vivono duri momenti di vertenza sindacale.

Nel film sono riscontabili anche precisi riferimenti ad un libro di Paolo Spriano uscito pochi anni prima, Socialismo e classe operaia a Torino dal1892 al 1913: «la maggior parte degli scioperi dal 1895 al 1898 avviene a Torino nelle industrie tessili, sia per rivendicare l‘aumento del salario, sia per protesta contro le multe. Sono agitazioni improvvise, fiammate di ribellione che nella maggioranza dei casi non sortono risultati, e non si trasformano in una ristenda organizzata» (P. Spriano, Op. cit., Einaudi, Torino, 195.

Con I compagni Monicelli dimostra una volta di più il proprio desiderio vivo e genuino di avvicinarsi alle vicende collettive, alle storie di gruppo, realizzando un film in qualche modo “corale”, cercando di cogliere in profondità le dinamiche interne a un insieme di persone e i rapporti che tra queste si istituiscono in una dimensione storico-sociale più ampia. Il contesto non è per Monicelli un mero sfondo, ma diventa il nucleo fondamentale, il fulcro centrale attorno a cui ruota il lavoro sui personaggi, essenzialmente dei perdenti (come in altri film di Monicelli, basti ricordare La grande guerra, I soliti ignoti, L’armata Brancaleone), che tuttavia non accettano di continuare a essere esclusi dalla scena della Storia.

Secondo Maurizio Grande, una caratteristica peculiare delle commedie all’italiana – e in particolare quelle scritte da Age e Scarpelli – è il chiaroscuro, termine con cui «ci si riferisce sia alle diverse tonalità della commedia (il drammatico e il comico) e sia alla alternanza di prospettive adottate nella scrittura (la focalizzazione sull’individuo e la focalizzazione sul gruppo sociale)» (M. Grande, La commedia all’italiana, Bulzoni, Roma, 2003). Anche I compagni mostrano questo chiaroscuro nella modulazione dei momenti comici e di quelli tragici, nella composizione di un epos senza eroi, nell’individuazione delle sofferenze individuali all’interno di una classe sociale.    
La cura profusa nel film emerge anche nella qualità espressiva delle interpretazioni, portata all’esplorazione a tutto campo della possibilità di far coesistere toni e livelli stilistici difformi come il drammatico e il satirico, in una dimensione di acutezza e finezza di spirito non comuni. La sensibilità di Monicelli trova come efficace contraltare quella di un giovane Marcello Mastroianni, che con la sua interpretazione regala alla città in cui trascorse anni importanti della propria esistenza un affettuoso e delicato tributo. «Qui», afferma Lino Miccichè, «mancando le prepotenti presenze di un Sordi e di un Gassman, poiché è protagonista del film il più controllabile e meno esuberante Marcello Mastroianni […], sono riscontrabili in misura assai più ridotta le accentuazioni farsesche, gli assolo fondati sulla battuta, le soluzioni narrative basate sull’ammiccamento e sulla smorfia. Mentre la necessità di costruire in qualche modo un racconto, invece che un sia pure elaborato quadro d’ambiente quale era La grande guerra, favorisce una più autentica dialettica tra fatti e personaggi anche minori» (L. Miccichè, Il cinema italiano degli anni ’60, Marsilio, Venezia, 1975).

Come già ricordato da Monicelli, il film suscitò molte polemiche alla sua uscita: «l’atmosfera particolarmente calda di quei primi anni sessanta (i fatti del giugno-luglio 1960 a Genova, gli scioperi alla Fiat del 1962, l’”apertura a sinistra” del 1963; senza contare che lo stesso film era stato presentato in anteprima proprio al 35° congresso del partito socialista) rendeva sicuramente arduo ogni tentativo di distanziazione critica dal film, di una lettura più lucida e distaccata» (M. Coletti, in L. De Franceschi (a cura), Lo sguardo eclettico. Il cinema di Mario Monicelli, Marsilio, Venezia, 2001).

Anche alla presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia e alla sua uscita nelle sale, il film risultò un insuccesso di pubblico e di critica (anche se conquistò le nomination all’Oscar per il soggetto e la sceneggiatura). Ma a distanza di anni la scarsa attenzione al film appare l’effetto di un’Italia assorbita dall’ottimismo spensierato del boom economico e sicuramente non sminuisce il valore di un’opera che resiste talmente bene alla prova del tempo da essere considerata dal suo autore come un punto di arrivo.

I compagni, come già detto, è ambientato a Torino, ma in questa città sono state girate soltanto poche inquadrature (il cortile di una casa in via Verdi); la maggior parte delle riprese sono invece state effettuate a Cuneo, Savigliano e Moncalieri. Gli esterni della fabbrica sono a Fossano; gli interni in uno stabilimento di Zagabria.

:::->SCREENSHOT<-:::




:::->ANNOTAZIONI FINALI<-:::

Il presente rip proviene da un DVD uruguaiano. La qualità non è delle migliori ma considerando la rarità del film ho ritenuto di presentarlo


FORMATO XVID - AUDIO ITALIANO AC3 - SOTTOTITOLI IN SPAGNOLO


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