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- Amori miei (1979) [ITA] -


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IMDb   http://www.imdb.com/title/tt0078770/



Titolo originale: Amori miei
Lingua originale: Italiano
Paese: Italia
Anno: 1978
Durata: 100\'
Colore: Colore
Audio: sonoro
Genere: Commedia
Regia: Steno
Soggetto: Jaja Fiastri
Sceneggiatura: Jaja Fiastri
Casa di produzione: Vides
Distribuzione (Italia): Cineriz
Fotografia: Franco Di Giacomo
Montaggio: Raimondo Crociani
Musiche: Armando Trovajoli
Scenografia: Giantito Burchiellaro
Costumi: Nicoletta Ercole



Monica Vitti: Anna Lisa Bianchi
Enrico Maria Salerno: Antonio Bianchi
Edwige Fenech: Deborah
Johnny Dorelli: Marco Rossi

trama

Anna (o Lisa) s\'innamora di due uomini e riesce, senza sbagliare una mossa, a dividersi equamente tra l\'uno e l\'altro. I guai cominciano quando i due mariti diventano amici a tal punto da dividersi un\'amante. Il triangolo è sempre di moda. Basta riverniciarlo, aggiornandolo con scaltrezza teatrale come fa Iaia Fiastri. Interpretazione maiuscola della Vitti (premio David di Donatello), bravi i maschietti, spiritosa la Fenech.




recensione

Se gode chi si contenta, abbiamo la vocazione a soffrire. In altre parole: quando Hollywood ci porterà via Jaja Fiastri non venitevi a lamentare. La riduzione cinematografica di Amori miei è una riprova di come certi schemi espressivi talvolta impediscano di mettere pienamente a frutto copioni che – nell’ordine dello spettacolo brillante – potrebbero fornire allo schermo operine affrancate dai modelli della commedia all’italiana. Amori miei, che il tris Ornella Vanoni-Gianrico Tedeschi-Duilio Del Prete portò al successo sul palcoscenico, fu scritta da Jaja Fiastri con la grazia leggera conveniente a una favola surreale che abbraccia la morale femminista e la critica di costume nel sorriso del paradosso. Trasferita sullo schermo da Steno, regista di grande mestiere ma meno fantastico di altri, e da attori avvezzi a correre a briglia sciolta per fare contenta la grande platea, non ha sempre trovato la levità di toni e il garbo di movenze che si poteva sperare. Talvolta le viene a mancare, anche per qualche soluzione sbrigativa nella messinscena e la modestia delle musiche, la trasparenza del gioco, la stringatezza del ritmo, la finzione dei ricamo che forse le avrebbe dato un regista, poniamo, come Billy Wilder. Con tutto ciò il film è piacevolmente festoso. L’avventura impossibile di Annalisa fa infatti buon sangue, anche se la sua soluzione, affidata all’astuzia della natura, ci assolve di troppe colpe. Sui trentacinque (Monica, ehm, ehm), sposata a Marco, Annalisa vorrebbe godersi il marito più di quanto non comportino il suo mestiere di giornalista e la sua educazione latina al matrimonio. Poiché l’uomo la invita ad amarlo di meno, Annalisa corre ai ripari sposando di nascosto anche Antonio, un professore di psicologia che ha parlato di certe tribù in cui la crisi della coppia è risolta dando alla donna due mariti. Sdoppiandosi in un’Anna e in una Lisa, fingendo d’essere costretta a viaggiare per ragioni di lavoro, e vivendo un po’ con l’uno un po’ con l’altro, realizza così il sogno dell’amore a tempo pieno, almeno finché non sta per nascere un bambino. Allora è nei pasticci, non sapendo a chi accreditarlo. Giacché la prova medica cui ha spinto i due uomini non le ha tolto i dubbi, decide di farli incontrare nella speranza che divengano amici e discutano cordialmente la cosa. Il risultato è allarmante. Dalle confidenze reciproche sulle proprie mogli, i due passano infatti all’omertà degli adulteri. Con sdegno e sgomento di Annalisa, che si ritrova tutta sola. Toccherà a una sgualdrina col sale in zucca, e alla buona sorte, sciogliere la matassa. Interpretato da Monica Vitti con l’empito della grande commediante che già la rese ammirevole nell’Anatra all’arancia, da Enrico Maria Salerno con una simpatica gigioneria, da Johnny Dorelli con una eccellente sobrietà, da Edwige Fenech con mosse spiritose (per certi aspetti è l’interprete che ha compreso meglio gli umori del copione), Amori miei farà felici gli amanti della commedia degli equivoci e gli acrobati del doppio gioco. La causa delle donne è infatti difesa a spada tratta, ma senza mai rinunziare all’intelligenza dell’assurdo, con una macchina di quiproquo e di colpetti di scena cui nemmeno conservando certe riserve si possono negare effetti esilaranti. Spedite con un sorriso malizioso ma tollerante che non risparmia neppure Annalisa, molte frecce di Jaja Fiastri si ribaltano in gags, e sebbene gli echi teatrali siano frequenti il congegno dello spettacolo marcia a pieno regime. È un film dalla parte di lei, ma che strizza l’occhio anche a lui, e brinda ai sollievo di tutti.
Da Eva dopo Eva. La donna nel cinema italiano, Bari, Laterza, 1980









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Info: Per scaricare devi usare un client come uTorrent o Transmission
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